mamman il curriculum di studio che si richiede ad un analsista del comportamento, il curriculum minimo, è quello che è espresso anche dal board ma che è sostanzialmente quello su cui praticamente tutti sono d’accordo. Ci vorrebbe di più? Magari, ma in Italia intanto dobbiamo almeno arrivare a quel livello.
Uno che fa un percorso di studi simile (non per forza proprio quello) al ercorso di certificazione ha il minimo di competenze per fare un intervento ABA, chi quel percorso non lo fa non ha quel minimo. Intendo dire che non ci può neanche provare a fare quell’intervento. Poi ha quelle consocenze e non si certifica? Non so perché fa così, ma in questo modo ci priva di una prova in più della sua competenza.
L’univerità italiana sono d’accordissimo che deve svegliarsi, all’UNiversità di Parma stanno facendo un Master ABA, è un inizio, ma vedi che anche li’ si ispirano agli standard internazionali (CABAS, BCBA e altri)?
Una volta che siamo arrivati a queli livelli possiamo costruire certamente ancora.
I colonizzatori americani: sicuramente se noi in Italia ci rifiutiamo di arrivare ad un certo livello (che poi è quello minimo per fare un intervento) saremo terreno fertile per gli altri che attaccano. Tuttavia io ho fatto delle esperienze con consultant non-italiani e sono stati eccezionali, cose che qui da noi spesso ci possiamo sognare. Se soltanto ci mettessimo ad imparare da quelli bravi…
La tua consultant BCBA non era brava, ma ci sono centinaia di BCBA in America e naturalmente ci sono quelli bravi e quelli non bravi. Ma se quella consultant fosse stata non-bcba sarebbe stata schiappa uguale. Invece non è vero che ogni schiappa può diventare bcba, ci può riuscire, ma quante schiappe vengono tagliate via? Tante.
Infine: per come la vedo io il board è soltanto quello che fa afre un buon esame alla gente e cerca di trovare i migliori criteri per garantire che abbia fatto anche pratica. E sono gli stessii criteri che vogglio io (come minimi) ciosé sono d’accordo sia sulla difficoltà dell’esame che su quello che si richiede.
Non è detto che tutti devono pensarla come me rispetto a questi criteri.
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Commenti su UN “BOARD” ITALIANO di Eugenio
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