Sciocca era riferita alla domanda. Non certo a persone che pensano. Ma mi preme evidenziare come al di la’ della correttezza di quanto le accade,- e’ infatti ovvio non sovraccaricare di interruzioni i piccoli bambini ma educarli alla possibile interruzione ( fessibilita’ in antitesi al funzioar secondo stereotipi),- ciò che più mi colpisce e’ l’interpretazione che lei introduce ( ansiolitico pe meglio gestire l’ambiente). Ecco questo e’ ( per me) sbagliato, inutile, pericoloso (interpretare secondo schemi adattivi) in quanto se lei avesse ragione allora queste manifestazioni non esisterebbero in ambienti o situazion conosciute. Invece quando sua figlia rientra a casa, magari nella sua stanza, ricomincera’ quella o nuove S. La sua interpretazione e’ l’ansiolitico per il genitore, non per il figlio. Questo problema e’ immenso perché pervade tutto lo schema bilitativo oggi in Italia. Si insegnano competenze trascurando ( non occasionalmente) l’aspetto dominante e pervasivo. Comunque cominciare a lavorare contro l’autismo a tre anni ( se ho capito bene) e’ meraviglioso. L’intervento dovra’ essere lieve, dolce e misurato, pieno di componenti motivanti l’abbandono delle S. per stare nell’adattivo. Bisogna inoltre ricordare l’effetto “colonizzazione”. Se il bambino impara un modo, anche patologico, lo memorizzerà per quell’ambiente mettendolo atto sempre. Per questa ragione sarebbe meglio( penso io) soggiornare in ogni ambiente, situazione nuova, il te,Po necessario per mostrare cosa fare li dentro e poi uscire per organizzare opportunamente una nuova occasione.
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